Si fa presto a dire plastica…

A continuazione del tema packaging già affrontato in febbraio 2020 nel nostro blog (https://www.completefood.it/packaging-sostenibile/) ci concentriamo oggi sulla plastica, che è uno dei principali componenti di moltissimi degli involucri che contengono i prodotti che acquistiamo. Potremmo tranquillamente affermare che gli imballaggi sono la prima applicazione della plastica. Sarebbe forse più corretto parlare delle plastiche, perché molti e diversi sono i polimeri che si raggruppano genericamente con il temine “plastica”.

Solo per citarne alcuni: PET 01 (Polietilentereftalato), PVC 03 (Cloruro di polivinile), PP 05 (Polipropilene), PS 06 (Polistirolo), PE (Polietilene che si trova ad alta e a bassa densità; HDPE 02 e LDPE 04). Ma potremmo continuare con il Polimetilmetacrilato, il Policarbonato, il Poliuretano o la Poliammide.

Tra questi i polimeri identificati con i codici 01, 02, 03 e 05 sono adatti alla conservazione alimentare, oltre naturalmente alle bioplastiche raggruppate sotto il codice 07.

Per un elenco completo visitare il sito del Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo ed il Recupero degli Imballaggi in Plastica.

Il primo materiale plastico semi sintetico risale alla metà dell’800: il chimico Alexander Parkers lo ottenne trattando la nitrocellulosa con alcuni solventi.

Per arrivare ad un polimero interamente sintetico occorre attendere il secolo scorso e la scoperta della bachelite (da Leo Baekeland, chimico di origine belga) che rivoluziona l’industria delle materie plastiche grazie alla resistenza al calore e la non conducibilità elettrica. Alla bachelite segue il PVC (cloruro di vinile, composto a base di acetilene e acido cloridrico), il Nylon (poliammide, PA) e poi il PET. Nel dopoguerra l’ing. chimico Giulio Natta lavorando per la Montecatini sintetizza il polietilene, fino a realizzare il polipropilene isotattico, prodotto industrialmente con il marchio Moplen. Chi c’era già negli anni 60 del secolo scorso ricorderà il battage pubblicitario con Gino Bramieri (e mo’ e mo’ … Moplen!). Tornando al PET tale materiale trova nel frattempo applicazione negli imballaggi alimentari e nel 1973 l’ing. Nathaniel Wyeth brevetta per la Dupont la bottiglia in PET. Leggera, trasparente e resistente è a tutt’oggi diffusissima come contenitore di acqua e bibite.

La produzione della plastica – aumentata di 20 volte rispetto agli anni sessanta – trova purtroppo la principale applicazione proprio negli imballaggi, che sono per definizione usa e getta. Poi, in caso di mancato riciclo, finiscono nell’ambiente. Spesso nei mari, dove arrivano percorrendo i fiumi. Ma il mare non è usa-e-getta!

La narrazione antiplastica parte proprio dagli oceani, e dai danni che la plastica compie nell’ecosistema marino: questo accade perché il riciclo della plastica non è gestito correttamente a terra.

Una gestione corretta potrebbe basarsi su tre pilastri (secondo la rete Rethink Plastic Alliance):

  • – riduzione della produzione e del consumo
  • – ridisegno dei prodotti, nella prospettiva dell’economia circolare, per realizzare materiali durevoli, riutilizzabili nel tempo e riciclabili a fine vita
  • – migliorare la gestione dei rifiuti di plastica, grazie ad una migliore raccolta basata su incentivi che la favoriscono e scoraggino l’uso di plastiche vergini.

Nel prossimo articolo esploreremo soluzioni alternative alla plastica tradizionale!

Noi di Bivo siamo una piccola startup e per ridurre il consumo di plastica stiamo attivando una linea di multiporzione in cui il contenitore (un secchiello in PP, quindi riciclabile a fine vita) contiene ben 25 porzioni del nostro prodotto. Con partner esterni stiamo lavorando ad ulteriori soluzioni di packaging alternativo perchè crediamo veramente che il cibo, ed il confezionamento che per questioni igieniche necessariamente lo contiene, abbia bisogno di un approccio rivoluzionario che non si limiti alla qualità del cibo stesso ma renda il binomio contenuto/contenitore ambientalmente sostenibile lungo tutta la filiera produttiva e distributiva.

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Fonti:
– Plastica addio (di Elisa Nicoli e Chiara Spadaro edito da Altraeconomia)

– AA.VV F**K Plastic: 101 ways to free yourself from plastic and save the world (Orion Publishing Co)

– A plastic Ocean (www.plasticoceans.org)

– Corepla (www.corepla.it/i-diversi-tipi-di-plastica).