I primi tentativi di mettere assieme Bivo

Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto da ormai quasi tre anni. In questo breve articolo vogliamo raccontarvi un episodio, che al tempo rappresentò un momento di grande difficoltà, ma al quale guardiamo oggi con un sorriso.

Da qualche mese avevamo iniziato a consumare dei complete food europei ed eravamo perfino riusciti a far arrivare Soylent dagli Stati Uniti. Eravamo convinti che un prodotto sano e veloce da preparare sarebbe stato il futuro dell’alimentazione mondiale e ne siamo ora più sicuri che mai. Tuttavia eravamo insoddisfatti del gusto di quei prodotti e per questo motivo decidemmo di vedere se eravamo in grado di fare meglio (il classico “lo faccio meglio io”). Prima ancora di costituire realmente la società, volevamo capire se il nostro progetto fosse effettivamente realizzabile. E prima di coinvolgere nutrizionisti e tecnologi alimentari, Taddeo ed io volevamo comprendere da soli se saremmo stati in grado di produrre un complete food in Italia, per quanto fatto in casa e con una formula abbastanza approssimativa.

L’idea che ci venne fu quella di scopiazzare le formulazioni di vari prodotti diversi cercando di prendere i lati positivi di ciascun prodotto che avevamo provato fino a quel momento.

Per farvela breve, riuscimmo nel giro di qualche giorno a raccogliere i diversi ingredienti necessari, comprandoli, non senza difficoltà, in vari negozi di integratori ed in negozi di prodotti macrobiotici e biologici.

Una volta acquistati i diversi ingredienti, fu il momento di trovarci a casa a fare il primo grande tentativo di creazione di un complete food fatto in Italia. Quella sera chiamammo pure Simone, un nostro caro amico che fin da subito si era appassionato alla nostra idea. Eravamo emozionatissimi, trepidanti all’idea di essere vicini ad ottenere un primo importante risultato!

Unendo i diversi ingredienti che ci eravamo procurati ottenemmo una polvere, anche piuttosto uniforme. Per me e Taddeo era il momento della verità: prendemmo un normale shaker da palestra (non avevamo ancora il bellissimo shaker Bivo), lo riempimmo di acqua, aggiungemmo la polvere e… totale disastro! Avevamo creato una poltiglia dall’aspetto terribile, che subito ribattezzammo “Slimer” (più di qualcuno ricorderà il mitico personaggio di Ghost Busters). Riuscimmo pure ad assaggiarlo: uno schifo inimmaginabile! Alla fine, l’idea geniale di Simone: proviamo ad infornare Slimer. A quel punto ci aprimmo una birra ghiacciata e aspettammo che lievitasse quello che sembrava l’impasto di una torta. Il risultato dopo qualche minuto era chiaro: ci sarebbero volute ore per pulire il mio forno… Slimer aveva deciso di esplodere!

Solo dopo diversi mesi, una volta costituito il vero team di sviluppo di Bivo in cui sono presenti due tecnologi alimentari, una biologa e una nutrizionista (lo stesso team che ha sviluppato prima Bivo 1.0, e poi l’attuale Bivo 2.0) capimmo i numerosi errori commessi durante quel pazzo primo tentativo casalingo. Non è un caso se nutrizionisti e tecnologi alimentari studiano anni per diventare esperti nel proprio settore. Avevamo sbagliato tipologia di ingredienti, quantitativi, preparazione…insomma: tutto.

Pensando a quel primissimo tentativo siamo molto contenti della strada che abbiamo fino ad ora compiuto.

Il primo Bivo (1.0) si è poi rivelato un successo. Il secondo, quello attuale (2.0), sta ricevendo sempre più apprezzamento. Stiamo ora lavorando alle prossime varietà (un nuovo gusto è in arrivo dopo l’estate!) e a future versioni, di cui però è presto per parlare. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il nostro splendido team di esperti (e a Slimer ovviamente), che non smetteremo mai di ringraziare!

Davide