Come siamo arrivati ai complete food

Breve viaggio nell’evoluzione dell’alimentazione umana

Sono ormai alcuni anni che i cosiddetti alimenti completi, noti all’estero come “complete food”, stanno conquistando quote di mercato sempre più ampie con livelli di crescita, anno su anno, a triplice cifra.

Un paese come il nostro, che è senza tema di smentite uno dei più importanti, se non il più importante al mondo sotto l’aspetto della cultura culinaria e gastronomica, non può non giocare la sua parte nella partita dell’evoluzione alimentare.

Lo scopo è indirizzare tale inevitabile evoluzione verso la ricerca di un cibo che sia ambientalmente sostenibile, ma nel contempo sia anche in grado di garantire il giusto benessere umano che deriva dall’utilizzo di un cibo salutare e gustoso.
Perché la storia ci insegna che l’evoluzione dell’uomo è intimamente legata anche all’evoluzione della sua alimentazione.

Nel paleolitico l’uomo era un raccoglitore/cacciatore: si cibava di ciò che l’ambiente potava fornire nel suo girovagare giornaliero. Quindi semi, tuberi, radici, frutti; ma anche piccoli animali, uova di uccelli e quello che l’uomo scovava nel suo incedere quotidiano, sempre attento a non diventare a sua volta il cibo di altri grandi predatori, come i grandi felini o i branchi di lupi.

Con il dominio del fuoco l’uomo ha cominciato a cucinare i cibi, potendo quindi attuare un primo miglioramento rispetto al periodo precedente, se non altro perché la cottura delle carni eliminava alcuni problemi di igiene e digeribilità.

Ma è stato il passaggio all’agricoltura che ha permesso all’uomo di produrre quantità di cibo maggiori di quelle che l’uomo raccoglitore/cacciatore poteva raccogliere. All’uomo agricoltore si è quasi subito affiancato l’uomo allevatore, e le farine di frumento e più spesso di orzo sono diventate parte della dieta quotidiana. Pe quanto riguarda carne e pesce la conservazione è sempre stata un problema, soprattutto nei posti caldi; essicazione, affumicatura e salatura sono state per secoli le risposte possibili al bisogno di conservazione delle proteine animali.

Ovviamente l’allevamento dei bovini, oltre che delle pecore e delle capre, ha permesso all’uomo di accedere a latte e ai suoi derivati (formaggi, burro, yogurt) che hanno contribuito nei secoli ad allargare il range dei possibili alimenti disponibili per l’uomo. Altro effetto del passaggio all’agricoltura è legato alla scoperta di bevande come birra e vino, che solo il contadino, in quanto uomo stanziale, poteva ricavare dai campi coltivati a vite o a cereali.

Con il passare dei secoli, che hanno visto l’alimentazione evolversi anche in base alla collocazione delle diverse civiltà (egizia, mesopotamica, fenicia, etrusca, greca, ecc.), con la caduta dell’impero romano arriviamo al medioevo, in cui fenomeni di povertà diffusa e carestie hanno creato seri problemi a una grossa fetta di popolazione e spinto verso una dieta prevalentemente vegetariana, basata su legumi che fornivano diversi tipi di farina. Ma nel medio evo hanno cominciato ad essere introdotti nuovi alimenti, come la melanzana e la canna da zucchero provenienti dall’India.

Con la successiva scoperta di nuovi continenti sono arrivati nuovi cibi, come le patate, il pomodoro e il mais, che diventa un alimento di base per molti contadini sotto forma di polenta.

Ma è la patata, che ha la sua origine in Perù e Messico (coltivata fin dai tempi degli Aztechi e degli Incas) che è arrivata in Europa attorno al XVI secolo, che ha maggiormente contribuito a risolvere molte situazioni di carenza di cibo (i.e. nell’Irlanda del diciottesimo secolo). Nonostante molte diffidenze iniziali (magari scriveremo un articolo dedicato a come in tutta la storia dell’uomo le innovazioni alimentari siano inizialmente con diffidenza da parte di molti, a partire proprio dalla storia della patata) la patata si è poi imposta nella cucina europea. E’ nutriente, ricca di amido, ma ha un contenuto calorico relativamente basso (80 Kcal per 100 grammi, contro le 270 Kcal medie del pane e le circa 350 della pasta di semola…) e grazie alla sua versatilità è un prodotto vegetale a cui sono state dedicate tantissime forme di preparazione e ricette.

E arriviamo ai giorni nostri, segnati anche dalla necessità di alternare il cibo conviviale (in famiglia e con gli amici, tipicamente nei fine settimana o alla sera) con un cibo facile da assumere, ma salutare e nutriente: infatti potersi nutrire velocemente, mentre si fa fronte agli inevitabili spostamenti giornalieri per assolvere i propri impegni giornalieri di lavoro, permette di ritagliarsi del tempo da dedicare a noi stessi (magari andando in palestra o a nuotare).
I “complete food” sono nati anche per dare una risposta a queste nuove esigenze, e Bivo è la proposta italiana al mercato dei complete food che rappresentano la punta di diamante del nuovo e moderno mondo del foodtech. Ed è la prima e per ora unica proposta Made in Italy.
Come nei secoli passati anche oggi “l’uomo è ciò che mangia”; e dato che il motto di Feuerbach è ancora valido è nostro dovere evitare il “junk food” (cibo spazzatura) e nutrirci di cibo con un basso indice glicemico ma con un profilo amminoacidico completo, possibilmente senza ingredienti di origine animale, senza conservanti e che, dopo aver mangiato, garantiscano una ottima digeribilità e un rilascio energetico graduale e costante nel tempo. Ed è per questo che abbiamo creato Bivo.